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Allarme Rosso!
EDITORIALE

Allarme Rosso!

Il Padel rischia di perdere un treno importante, quello dei ragazzini. Sono ancora troppo poche le scuole padel serie e ben organizzate, con i club ancora troppo impegnati nell’affitto-campi. E ora si affaccia un nuovo ostacolo: il pickleball


Allarme rosso! Il padel è un movimento che continua a registrare una crescita straordinaria. Dieci anni fa contavamo venti campi nell’Italia intera; cinque anni fa erano 600, cresciuti a 4.700 nel 2021. Probabilmente il giorno del prossimo Capodanno non festeggeremo quota 9.000, ma ci saremo vicini, visto che abbiamo superato gli 8.600 (senza considerare quelli che, inevitabilmente, scappano al censimento). In una sola stagione abbiamo aggiunto circa 1.500 campi, un numero che in altre nazioni sarebbe accolto con un’ovazione. Per dire, in Francia, paese per certi versi ben più evoluto a livello sportivo dell’Italia, il presidente della federazione, Gilles Moretton, si è dichiarato entusiasta di un progetto che prevede l’installazione di mille nuovi campi per la prossima stagione. E tutto ciò, con il sostegno del Ministero dello Sport e il traino delle Olimpiadi di Parigi 2024.

In Italia invece, una serie di progetti niente male si sono arenati di fronte a permessi comunali che arrivano col contagocce, talvolta accompagnati da balzelli significativi e con una normativa precisa che ancora latita. Ci fossero addirittura degli incentivi, figuriamoci cosa accadrebbe. E la soglia psicologica del milione di praticanti è stata ormai superata, al punto che non ci sarebbe da accontentarsi si arrivasse a raddoppiarla. Tuttavia, ci sono aspetti che vanno migliorati, su tutti quello legato alle scuole padel per ragazzini. Sono ancora troppo pochi i club che hanno realmente investito in un settore cardine, come dimostra il mondo più affine, quello del tennis, dove ci sono circoli che hanno la lista d’attesa e raccogliere 150, 200 bambini è il minimo sindacale.

il padel corre un rischio che ha un nome ben preciso: pickleball. Il padel potrebbe vedersi superare nella corsa ai ragazzini anche dal pickleball, Con La FITP che sta spingendo questo sport che ha tratti molto comuni al tennis, coinvolgerà i loro maestri e permetterà di portare uno sport di racchetta all’interno delle scuole, grazie alla comodità delle sue strutture.

Certo, il padel non ispira (ancora) le generazioni come avviene nel calcio, nel basket o nel tennis. Difficile trovare un dodicenne che sogna di diventare il nuovo Lebron con lo stesso ardore con il quale vorrebbe essere il nuovo CR7, il nuovo Michael Jordan o il nuovo Roger Federer. Però, di meglio si potrebbe fare. Fatto salvo alcuni casi isolati (penso al Palavillage di Grugliasco o al Pro Parma Padel Center), la maggior parte dei club continua a fatturare nella maniera più semplice, quella dell’affitto-campi. Pochi costi organizzativi e una gestione affidata alle app: cosa desiderare di più? Il problema è garantire un futuro a questo sport che passa attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni. La Spagna, la stella cometa del padel, insegna che appassionare i ragazzini non è una mission impossible, tutt’altro. Le loro scuole sono stracolme e infatti i tesserati sono in continua crescita, anche nelle fasce giovanili. Ma cosa manca per avviare questo processo? Tanti ingredienti. I maestri sono un categoria in evoluzione, però sarebbe opportuno dotarli di maggiori strumenti (esiste un protocollo di insegnamento ai bambini?). E poi, la promozione: quante volte un club non fa partire una scuola perché ritiene insufficiente il numero di allievi? Beh, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare e i primi iscritti saranno i migliori promoter.

La maggior parte dei club continua a fatturare nella maniera più semplice, quella dell’affitto-campi. Il problema è garantire un futuro a questo sport che passa attraverso il coinvolgimento delle nuove generazioni.

Ma le figure che non stanno smuovendo la situazione sono quelle degli investitori o dei club manager che spesso non hanno precedenti esperienze nel settore degli sport di racchetta e quindi non hanno la percezione di quanto sia utile una scuola padel. Sono abituati a lavorare con i data analytics e, al principio, i numeri non sarebbero a loro favore. Però è un percorso che richiede tempo, sforzi, competenza, ma che può restituire tante soddisfazioni. Non solo dal punto di vista sportivo, ma anche economico perché ci sono fior di tennis club che si reggono in piedi, anche nei periodi di magra, grazie alle entrate della scuola per ragazzi.

In questo senso, il padel corre un altro rischio che ha un nome ben preciso: pickleball. Se le scuole tennis devono essere un riferimento a cui aspirare, il padel potrebbe vedersi superare nella corsa ai ragazzini anche dal pickleball. La FITP sta spingendo questo sport che ha tratti molto comuni al tennis, si svilupperà soprattutto nei tennis club e coinvolgerà i loro maestri, oltre a rappresentare una possibile soluzione a uno dei problemi fin qui irrisolti: portare uno sport di racchetta all’interno delle scuole, grazie alla comodità delle sue strutture (è sufficiente uno spazio contenuto, il tracciamento di alcune righe e una rete mobile da piazzare nel mezzo). Insomma, investitori, club manager, maestri, devono tutti lavorare insieme per creare un’offerta adeguata per i ragazzi, prima che il padel perda un treno importante. Un treno che sta già passando.


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